Gravidanza ed ecografia

L’ecografia è un esame diagnostico basato sugli ultrasuoni, particolarmente utilizzato in gravidanza per verificare la presenza di uno o più feti e la loro salute, determinare da quanto tempo la donna è incinta, valutare l’anatomia e la crescita del feto per escluderne eventuali malformazioni ed infine per verificare la sua posizione.


Nei nove mesi della gravidanza è necessario monitorare più volte la salute della madre e del bambino, ed è possibile farlo, oltre che con controlli periodici (analisi del sangue, misurazione della pressione) anche con esami diagnostici strumentali, primo fra tutti, l’ecografia.

Quando è necessario sottoporsi all’ecografia in gravidanza

Secondo le raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è necessario effettuare almeno tre ecografie durante la gravidanza. In sostanza, una ogni trimestre.

Per la prima, si deve aspettare la sesta-settima settimana di gestazione, ovvero quando l’embrione comincia ad essere visibile, ma non si può andare oltre la tredicesima. Con l’ecografia del primo trimestre è possibile verificare la presenza e il numero di embrioni (o feti, in base alla settimana in cui viene effettuata) e il loro battito cardiaco, datare la gravidanza e misurare la traslucenza nucale (solo se eseguita tra l’undicesima e la tredicesima settimana), per stabilire se ci sono anomalie fetali.

L’ecografia del secondo trimestre di gravidanza deve essere eseguita tra la quattordicesima e la ventiseiesima settimana e serve a localizzare la placenta, valutare quanto liquido amniotico è presente ed escludere anomalie congenite del feto.
Nel caso di gravidanza gemellare, serve anche a valutare quante placente e quante cavità amniotiche sono presenti. Se eseguita tra le diciannovesima e la ventunesima settimana si parla di ecografia morfologica, perché è possibile esaminare specificamente le singole parti del corpo del feto, compararle con i parametri standard e comprendere quindi se ci sono malformazioni.

Le ecografie eseguite nel terzo trimestre, ovvero tra la ventisettesima settimana e la nascita del bambino, servono a valutare la crescita del feto, la sua posizione (particolarmente importante in vista del parto), la quantità di liquido amniotico presente, la posizione della placenta che, se situata troppo in basso (placenta previa), rappresenta un pericolo per madre e bambino.

Come l’ecografia misura la crescita del feto

Attraverso le ecografie è possibile valutare la crescita del feto.
In particolare, l’operatore misura:

  • la circonferenza della testa, detta CC o HC
  • la circonferenza dell’addome, detta AC o CA
  • la lunghezza di uno dei femori, ossia FL
  • la lunghezza massima del corpo del feto, escluse gambe e braccia, detta CRL (Crown Rump Lenght). Si tratta della distanza tra il vertice della testa del feto e il suo osso sacro. Si valuta solo nel primo trimestre (a partire dalla settima settimana), perché dopo risultano più fedeli le misure di testa, addome e ossa lunghe
  • il  diametro biparietale – ossia la distanza tra le due orecchie detta BPD o DBP – dalla dodicesima settimana in poi

Naturalmente, i valori misurati durante l’ecografia vengono confrontati con quelli standard e, in base al periodo in cui vengono rilevati, permettono di sapere se ci sono anomalie o malformazioni.

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